
Museo austriaco di Arti Applicate / Arte contemporanea (MAK), Vienna – Fino al 3 aprile 2016. Al MAK di Vienna la monografica che indaga gli aspetti più critici del modernismo “alternativo” di Josef Frank. Oltre il dogma della modernità?
L’altro volto del Modernismo
Josef Frank (Baden, 1885 – Stoccolma, 1967) fu l’unico architetto austriaco invitato al Weissenhof di Stoccarda da Mies van der Rohe: era il 1927, nel cuore rivoluzionario del Movimento Moderno, e anche Frank avrebbe dovuto fornire la propria interpretazione d’abitazione ideale. Se esternamente la forma disadorna s’inchinava agli austeri principi dell’International Style, gli interni di Frank misero a dura prova i nervi delle stelle del purismo, che non si trattennero: «Questo è un bordello!». Con tessuti sgargianti, imbottiture e opulenza visiva sfidava l’avanguardia infatuata del mito della macchina. Un modernismo alternativo, non controcorrente: la camicia bianca imposta dal funzionalismo andava stretta a Frank, troppo omologante per la sua creatività. Dimidiato tra l’individualità artistica della Werkstätte e la produzione meccanizzata, retaggio del Bauhaus, non fece una scelta ma fuse le tendenze: “Si può utilizzare tutto quello che si può utilizzare”, affermava. E i puristi vacillavano.
L’apostata del Minimalismo
A cura di Hermann Czech, architetto e critico viennese, e Sebastian Hackenschmidt, curatore della collezione Furniture and Woodwork del MAK, Against Design offre una panoramica critica sull’attività multiforme e le strategie creative dell’architetto e designer austriaco. Nel repertorio di fotografie, arredamenti, tessuti, progetti e modelli di edilizia sociale in mostra, non manca il contributo del ’32 alla costruzione del Wiener Werkbundsiedlung: trentatré gli architetti invitati da Frank (tra cui Häring, Hoffmann, Loos, Neutra, Plischke, Rietveld, Schütte-Lihotzky e Strand) per il complesso residenziale a basso costo viennese. L’insediamento del 13° distretto emulava l’esempio tedesco, ma la scelta di Frank era ricaduta su architetti esclusi dal Weissehof: “La moderna architettura tedesca sarà anche funzionale, pratica, corretta nei suoi principi, […] ma rimane senza vita”.
Josef Frank, Villa Beer Wenzgasse, Vienna, Austria, 1929–1931, foto storica. © MAK Josef Frank, Bunzl House Chimanistraße, Vienna (diciannovesimo distretto), Austria, 1936. Fotografo: Martin Gerlach. © MAK Josef Frank, Abitazione per il Weissenhof di Stoccarda, Germania, 1927. Foto: © MAK Josef Frank, Ortmann housing, Pernitz, Austria, 1921. © Hermann Czech
Accidentismo
Esule ebreo del “Secondo Modernismo viennese”, membro fondatore CIAM nel ’28, Frank fu costretto a emigrare in Svezia, in fuga dalla furia del nazismo. Apostata dell’algido minimalismo, giocò con il colore nella produzione d’interni dalla viennese Haus & Garten alla svedese Svenskt Tenn, producendo più di cento pattern per tessili, carte da parati e quasi mille mobili. Se per Loos l’ornamento era delitto, nel bianco divieto modernista esplodono colori luminosi, fantasiosi motivi vegetali e uccelli misteriosi che Frank ha stilizzato, alla Miró o alla Klee. Lo spazio domestico cerca di riappropriarsi dell’identità dell’inquilino: il senso d’appartenenza è evocato da oggetti di qualità artigianale, dalla libera combinazione di mobili d’antiquariato e pezzi moderni. L’eleganza nell’antispettacolarità: un gusto tutto viennese per il comfort che spodesta la forma, diventando sinonimo di possibilità. Il suo design democratico è una visione di mondo, conforme alla mutevolezza dell’uomo e alle sue necessità. La casa è un ibrido senza pretesa di essere opera d’arte, si plasma nella casualità e nella drammatizzazione del contrasto in cui Frank cerca l’armonia. In una parola? Accidentismo.
Josef Frank, “Teheran”, 1943–1945. © Svenskt Tenn, Stoccolma, Svezia. Josef Frank, “Brazil”, 1943–1945. © Svenskt Tenn, Stoccolma, Svezia. Josef Frank, divano, rivestimento in tessuto “Vägen”, anni Trenta del secolo scorso. © Svenskt Tenn, Stoccolma, Svezia. Josef Frank, divano “Liljevalchs”, rivestimento in tessuto “Teheran”, 1934. © Svenskt Tenn, Stoccolma, Svezia. Josef Frank, divano, rivestimento in tessuto “Celotocaulis”, anni Quaranta del secolo scorso. © Svenskt Tenn, Stoccolma, Svezia.
Il “fenomeno austriaco”
L’obiettivo dei curatori di Against Design è gettare nuova luce su un’icona viennese, o per lo meno renderla tale. A tal fine adducono confronti inaspettati (dall’Alberti a Loos, Hoffmann, Baillie Scott, van der Rohe, Häring, gli Smithson, Venturi, fino a Koolhaas), non come prove di reciproca influenza, bensì come modi di proiettare la visionarietà di Frank a livello internazionale, già postmoderno negli anni d’oro della modernità. Ma la ricerca della contraddizione critica è rischiosa e cela la caduta nella “retorica delle celebrazioni”. I curatori ricercano uno spazio identitario per l’Austria all’interno di un movimento europeo che le ha chiuso la porta: e torna alla mente quel “fenomeno austriaco” di Cook, che l’ha imbrigliata nel limbo tra conservazione e cambiamento.
Serena Tacchini
MOSTRA | JOSEF FRANK – Against Design |
DOVE | Vienna, MAK Exhibition Hall |
QUANDO | Mostra conclusa il 12 giugno 2016 |
CURATORI | Hermann Czech e Sebastian Hackenschmidt |
SITO WEB | http://www.mak.at |
Articolo pubblicato su Artribune [01.11.2016]: https://www.artribune.com/report/2016/11/mostra-federico-zandomeneghi-palazzo-zabarella-padova/
Josef Frank, mobile, 1954. © Svenskt Tenn, Stoccolma, Svezia. Josef Frank, Secretaire, 1930 circa (produttore: Haus & Garten). © MAK/Georg Mayer Josef Frank, Model A 63, 1929 (produttore: Thonet-Mundus AG). © MAK/Georg Mayer Josef Frank, Sekretär, 1910 (Hersteller: Franz Krejci, Wien) © MAK/Georg Mayer.